Gravina in Puglia: crolli nel centro storico e l’emergenza diventa abitudine

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di Vincenza Nacucchi

Non si tratterebbe di calamità naturale: infatti, dietro il crollo avvenuto lo scorso 10 febbraio di una palazzina nel centro storico di Gravina in Puglia (BA), ci sarebbero invece ragioni di natura politica e amministrativa. L’indignazione e lo sgomento per l’accaduto nascono dal fatto che questo non è l’unico episodio avvenuto nel centro storico della cittadina pugliese.

Sono stati tre i crolli nell’ultimo anno. La crepa su un palazzo in via Giudice Montea non ha destato tanta preoccupazione, fino a quando il 22 marzo dello scorso anno quella palazzina è inevitabilmente crollata. A distanza di pochi giorni, il 3 aprile, è toccato alla sacrestia della chiesa Santa Cecilia, a due passi da una delle piazze principali del paese.

Molta preoccupazione per l’incolumità delle famiglie che vivono in questa zona e che sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Ma ancor più preoccupante è forse l’atteggiamento dell’amministrazione comunale verso questi episodi. Infatti, i crolli continuano a susseguirsi e la dinamica è sempre la stessa: laddove si dovrebbe intervenire preventivamente con un piano di rigenerazione urbana, l’unica misura adottata resta la chiusura delle vie del centro storico.

Dopo aver spopolato negli anni ’60 i due quartieri della città vecchia per motivi igienico-sanitari, non sono state attuate politiche di intervento per il centro storico, che è stato abbandonato per anni. I progetti di riqualificazione non sono andati a buon fine e quando ci sono stati degli interventi, è sempre mancata una visione strategica unitaria, un’idea di fondo.

In una cittadina in cui manca un piano regolatore da oltre trent’anni e che ha visto l’espansione sempre più disordinata della periferia, in cui sono stati portati avanti gli interessi lobbistici del settore edilizio e non si è pensato a riqualificare il cuore del centro urbano, alle mancanze dell’amministrazione supplisce la progettazione che parte dal basso, da quei cittadini che si sono opposti ad un centro storico sempre più transennato e reso invivibile.

L’impegno del movimento di cittadinanza attiva Siamo Tutti Tufi verte sull’ideazione di un programma integrato di rigenerazione urbana. «L’abbandono è una soluzione troppo facile, bisogna invece intervenire con operazioni materiali di restauro, ma anche con strategie che tengano conto dell’inclusione sociale» spiega Giuseppe Graziani, attivista del movimento, che continua: «a differenza di altri paesi limitrofi, a Gravina non ci sono state iniziative da parte del Comune per ottenere l’accesso ai fondi comunitari per la messa in sicurezza del centro storico».

Tramite un laboratorio urbano partecipato, il movimento STT ha colmato questa mancanza. «Ad ispirarci è stata la Legge Regionale umbra che prevede un vincolo giuridico tra partecipazione e politiche di pianificazione, incentrata sulla valorizzazione dei centri storici» continua Marcello Benevento. L’obiettivo è quello di ottenere risultati concreti, coinvolgendo attivamente la cittadinanza in un processo dialettico continuo. Il programma di rigenerazione coinvolgerà preliminarmente il margine della Gravina, la parte antica dove sono avvenuti i primi insediamenti urbani già nel Neolitico. Da lì, la creazione di percorsi di collegamento verso i quartieri storici limitrofi.

La speranza è che anche per le Istituzioni diventi una priorità salvaguardare il territorio e non solo in vista della imminente campagna elettorale.

 Foto liberamente concessaci dall’Associazione Siamo Tutti Tufi.

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