Con la Mogherini vince l’Italia e perde l’Europa

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di Pierfrancesco Demilito

Meritocrazia e lavoro, sono questi i due temi principali con cui l’Italia dovrà fare i conti nei prossimi anni. Un giovane italiano che si affaccia al mondo del lavoro sa bene che all’inizio di una nuova esperienza si troverà di fronte al cosiddetto periodo di prova (spesso senza retribuzione o con un piccolo rimborso spese). Se le cose andranno bene potrà poi sperare nella firma di un contratto (naturalmente a termine).

Le cose sono andate molto meglio ad un’altra italiana, Federica Mogherini, che dopo sei mesi di prova (NdR senza brillare particolarmente) non solo ha avuto una riconferma, ma addirittura una promozione. E così per la quarantunenne, ex segretaria di Walter Veltroni, è arrivata ieri la nomina ad Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea.

Una nomina che ha fatto saltare di gioia, ancor più che la stessa Mogherini, il nostro Presidente del Consiglio, che, una volta incassata la nomina dell’italiana (un’impresa che a molti sembrava impossibile), ha tuonato: “Ora qualcuno dovrebbe chiedere scusa”.

Dopo la grande vittoria del Pd alle ultime elezioni europee, una tornata elettorale che ha fatto diventare il partito di Renzi il più suffragato d’Europa, la poltrona di “ministro degli Esteri” dell’Unione era stata assicurata all’Italia. Assegnarla alla Mogherini è stata, insomma, una vittoria di Pirro o perlomeno una vittoria ampiamente annunciata. Ma davvero in Italia non avevamo per quella poltrona un candidato con un curriculum più corposo e con un maggiore peso specifico in Europa?

Quando, cinque anni fa, l’incarico fu affidato alla britannica Catherine Ashton, in Italia molti si chiesero immediatamente: “ma chi è?”. Pressappoco la stessa cosa che ci chiedemmo qualche mese fa, quando Renzi nominò la Mogherini alla Farnesina.

La Mogherini, infatti, che in molti descrivono come una secchiona bravissima a studiare i dossier, è quasi totalmente sconosciuta all’opinione pubblica e ai leader politici del resto d’Europa. D’altronde, nonostante il costante impegno nel partito, seppur dietro le quinte, Federica arriva in parlamento solo nel 2008. Una carriera fulminante, che in meno di sei anni l’ha portata prima alla nomina di Ministro degli Esteri italiano ed ora a quella di Alto Rappresentante dell’Unione.

Chissà cosa ne penserà una come Emma Bonino, alla quale il primo incarico di peso in Europa fu affidato solo dopo trent’anni di gavetta.

Insomma, al nostro Paese è stata data l’opportunità di scegliere il nuovo “Ministro degli esteri” europeo e forse avremmo potuto giocarci meglio questa possibilità. Alla fine abbiamo fatto il gioco di chi vuole un’Europa debole, in cui gli incarichi di spicco vengono affidati a politici con un basso profilo e poco spessore. In questo caso per “rottamare” l’Europa avremmo avuto bisogno di un politico di peso, di un vecchio lupo, di un D’Alema. Allora sì che l’Italia avrebbe contato di più … e soprattutto l’Europa.

 

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