Pd-M5S, mercoledì l’inevitabile incontro che non porterà a nulla

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renzi grillodi Fabio Grandinetti

«L’incontro Pd-M5S si farà ma non porterà a nulla […] Renzi si trova a un bivio: o le riforme sensate e una legge elettorale degna con M5S, col rischio – sì, per lui è un rischio – di uccidere politicamente Berlusconi; oppure continuare a sfruttare la debolezza del Caimano, che allo stato attuale pur di vivacchiare accetterebbe qualsiasi proposta (anzitutto immorale). Se Renzi giungesse ad accordi con i 5 Stelle, potrebbe addirittura varare qualcosa di stranamente giusto e perfino un po’ di sinistra: ipotesi che non può nemmeno concepire, perché non ci è abituato […] La mossa dei 5 Stelle, che doveva avvenire già a gennaio, può servire unicamente a svelare il bluff dei renzini, novelli berluschini 2.0 che – salvo rari casi – mirano a fama e potere. I 5 Stelle possono cioè smascherare definitivamente la natura berluschina di Renzi, evidenziando come i suoi amplessi costituzionali stipulati – in gran segreto – al Nazareno siano dettati non da “mancanza di alternative”, che ora esistono, ma da radicate e conclamate “affinità elettive” tra Pd e Forza Italia. È però tutto da dimostrare che gli elettori capiscano, o che comunque reputino tale aspetto sgradevole».

Andrea Scanzi ha commentato così qualche giorno fa l’incontro che si terrà mercoledì prossimo alla Camera tra la delegazione grillina e una, ancora da definire, del Pd. Su una cosa ha ragione. Non porterà a nulla. Sul resto ci sentiamo di dissentire.

Se sarà un nulla di fatto non sarà perché Renzi sceglierà Berlusconi rinunciando a riforme degne e sensate. Ma perché sarebbe come stringere la mano sapendo benissimo che si sta per ricevere la scossa. La mossa pensata a tavolino – non certo discussa in rete – dai vertici del movimento non è tardiva, ma semplicemente falsa e strumentale. Il M5S ha utilizzato il faccione di Crimi per deridere Bersani, ha farfugliato e sputato sentenze in faccia a Renzi, ha mortificato lo strumento delle consultazioni, cruciale per il corretto funzionamento di una democrazia parlamentare. Ha introdotto il termine “piddino”, lo ha reso sinonimo – se non maggiormente dispregiativo – di mafioso, ha sottratto ogni senso al concetto di dialogo. Ora, dopo aver giocato con l’antipolitica, dopo aver vestito i panni del movimento antisistema, dopo aver vissuto l’isolamento politico e istituzionale, dopo la sconfitta elettorale, vuole far credere a qualcuno di aver capito che la politica è anche compromesso, trattativa, mediazione di interessi?

Non funziona così. In democrazia, che non è ancora voto popolare e dittatura della maggioranza, le riforme, specie se di rilevanza costituzionale, si fanno insieme e risultano da un lungo processo di negoziazione. Dall’incontro di mercoledì non uscirà nulla di buono perché, forse, è giusto così. Perché le riforme non si fanno con il «noi o loro», con il «Democratellum o niente», puntando i piedi. Perché non si può scalfire il muro d’odio precedentemente eretto pretendendo inclusione. Perché il M5S non ha mai voluto essere un partner, figuriamoci se può essere affidabile ora. Perché una riforma del Senato e una legge elettorale non possono essere usate a fini di consenso per rafforzare il disegno dell’inciucio, per rimotivare le truppe, per tracciare con maggiore forza la linea che separa il movimento dalla dittatura dei partiti.

Se c’è una cosa che gli elettori dovrebbero capire e reputare sgradevole – e molti lo faranno – è che mercoledì andrà in scena l’ennesima pantomima. Renzi lo sa, non ha potuto rifiutare e mercoledì farà perdere un po’ di tempo a qualcuno dei suoi. E se, invece, decidesse di scendere a patti, spiazzando Casaleggio e seminando il panico nel blog? Non si farebbero riforme di sinistra – termine che, di questi tempi, è meglio non accostare al movimento – rimarrebbe il Porcellum e la riforma del Senato salterebbe. Ma quante risate!

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One thought on “Pd-M5S, mercoledì l’inevitabile incontro che non porterà a nulla

  1. Renzi al 41% piace a Grillo

    Ho ancora qui negli occhi e nella mente
    lo streaming dello show di Beppe Grillo,
    un mago nel dar enfasi allo strillo,
    nel dire e non far dire proprio niente.

    Trattava Renzi come un piccirillo
    beffandosi del suo esser Presidente.
    Il tono giusto un poco supponente,
    la carica del virus del morbillo.

    Pareva avesse Nike già in saccoccia,
    che il popolo, la gente, i cittadini
    a Renzi ormai scavassero la fossa.

    Adesso che sbattuta han la capoccia,
    insieme a Casaleggio, pellegrini,
    andranno a trovar Renzi. Là a Canossa.

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