Roma, i movimenti sfilano uniti per chiedere attenzione ai “commons”

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17mdi Irene Salvi

Sabato a Roma si è svolta una manifestazione nazionale per reclamare il diritto ai beni comuni e alle città. Indetta dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica – che continua a battersi per il rispetto della volontà popolare espressa dai referendum del 2011 – la mobilitazione ha visto una partecipazione variegata: tra i tanti, i movimenti di resistenza contro le grandi opere – NoTav, NoExpo, NoGrandiNavi – le numerose vertenze territoriali che ruotano intorno alla campagna Stop Biocidio, il coordinamento DeLiberiamoRoma, i collettivi del Teatro Valle occupato e dell’Angelo Mai, i movimenti per il diritto all’abitare, diversi centri sociali. Presenti anche Legambiente, USB-Cobas e una rappresentanza della Lista Tsipras (in corteo Luca Casarini, candidato per L’Altra Europa e reduce dal fermo di lunedì scorso a Bruxelles durante le proteste contro il TTIP, trattato di libero scambio USA-UE). La varietà delle sigle e dei contenuti non è casuale; il corteo di sabato non esprimeva una linea politica né formulava specifiche richieste. Semplicemente, reclamava attenzione sul tema dei commons – spesso citati come espressione alla moda, di rado effettivamente garantiti: acqua e territori, ma anche istruzione pubblica, cultura e diritti sociali. Slogan della giornata, “il movimento fa bene”: una riflessione a voce alta sulla necessità di allargare la partecipazione e costruire reti tra le realtà in lotta, in un momento in cui l’alibi della crisi e dei vincoli di bilancio europei rischiano di sacrificare i diritti sull’altare dell’austerità, bollando ogni dissenso come pregiudizio “nimby” o tentativo di eversione .

Circa a metà del percorso, in via Cavour si è svolta un’azione in solidarietà al popolo zapatista dopo l’attacco paramilitare subìto la scorsa settimana, in cui è stato assassinato un maestro della Escuelita di Caracol de La Realidad, in Chiapas: un gruppo di attivisti ha calato dalla scalinata di S.Pietro in Vincoli uno striscione che recitava “L@s zapatistas no estàn sol@s”.

C’è stata incertezza fino a poche ore prima sul percorso, oggetto di estenuanti trattative fra gli organizzatori e la Questura. Negata l’autorizzazione al passaggio davanti alla Cassa depositi e prestiti e al Ministero delle Finanze, luoghi simbolo della protesta ma anche obiettivi sensibili: ancora troppo fresco, forse, il ricordo del 12 aprile e degli scontri durissimi in Via Veneto, con tutte le polemiche seguite in tema di eccessi della polizia e gestione dell’ordine pubblico (tra cui le fantasiose dichiarazioni del Ministro Alfano sulla possibilità di chiudere definitivamente il centro di Roma ai cortei). Alla fine il tragitto concordato – e rispettato – è stato da Piazza della Repubblica a Piazza Navona, dove i manifestanti sono arrivati nel tardo pomeriggio.

Il clima cupo che circondava ogni appuntamento nella Capitale da alcuni mesi a questa parte sembra essersi rasserenato – nonostante il visibile dispiegamento di forze dell’ordine e gli allarmismi dei giorni precedenti, non ci sono stati momenti di tensione. L’unica provocazione suonava come una battuta: “Poliziotti, toglietevi quei caschi: oggi fa molto caldo”.

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