Accordo storico tra Hamas e Al-Fatah, ma Israele sospende i negoziati

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IMG_3551Hamas e Al-Fatah hanno raggiunto uno storico accordo che prevede la formazione di un governo di unità nazionale entro il prossimo giugno. La riconciliazione è avvenuta nella casa del leader di Hamas, Ismail Hanige, a Gaza e raccoglie le varie contrattazioni di intesa raggiunte al Cairo nel 2011 e a Doha nel 2012.

La notizia, resa nota attraverso un comunicato congiunto, annuncia anche l’indizione di elezioni su base nazionale, sei mesi dopo un voto di fiducia da parte del parlamento palestinese. Nell’accordo non è specificato invece se le brigate Ezzedin al Qassam, le forze armate del movimento islamista, verranno sciolte o se invece passeranno sotto la guida dell’Anp.

Il conflitto tra Hamas e Al-Fatah. Al-Fatah, l’organizzazione politica e paramilitare dell’OLP di Arafat, e Hamas, il movimento islamista riconosciuto a livello internazionale come terrorista, rappresentano i due poli che fino a oggi si sono affrontati per la contenzione del controllo dei territori palestinesi. Lo scontro aperto ha avuto inizio al termine del 2006, dando vita a una spaventosa guerra civile. Il casus belli è da identificare con la vittoria alle elezioni dello stesso anno da parte di Hamas e la relativa conquista del potere politico, mentre a Al-Fatah è spettata la gestione dell’apparato di sicurezza interno. Questo assetto ha da subito generato serie ripercussioni nei rapporti con la comunità internazionale, in tema di aiuti negati e sanzioni imposte ad esempio, mentre gli Stati Uniti si sono riservati di finanziare e armare la Guardia Presidenziale di Mahumud Abbas.

Le durissime rappresaglie hanno causato innumerevoli uccisioni e ferimenti da ambo le parti, relegando le fazioni nelle loro roccaforti, la striscia di Gaza per Hamas e la Cisgiordania per Al-Fatah, senza riuscire a raggiungere una pacifica spartizione del potere. Nel dicembre del 2006 Abbas convoca le elezioni anticipate, inevitabilmente contestate da Hamas che le etichetta come un tentativo di colpo di Stato. Da questo avvenimento hanno inizio i cruenti combattimenti tra i due schieramenti.

Le reazioni di Usa e Israele. Gli Stati Uniti hanno annunciato che riconosceranno l’eventuale governo di unità palestinese solo se questo a sua volta riconoscerà Israele, rinuncerà all’utilizzo di azioni violente e rispetterà gli accordi precedentemente firmati dall’OLP. La reazione statunitense è in linea con l’atteggiamento neoisolazionista che Obama mette in atto ormai da qualche tempo, al fine di concentrare risorse e attenzione nella ricostruzione finanziaria interna.

Israele dal canto suo ha annunciato la sospensione dei negoziati di pace con i palestinesi, il governo Netanyahu spera e auspica un cambiamento di rotta da parte di Abbas. In tutto ciò sembrano divenire sempre più forte l’alleanza e gli accordi tra Gerusalemme e Mosca, derivanti dal nuovo disimpegno Usa.

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