Denis Verdini: dalla macellazione all’ingrosso alla trattativa sulla legge elettorale

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di Fabio Grandinetti

Quanti di noi non farebbero volentieri una chiacchierata con Denis Verdini. Una conviviale conversazione ricca di aneddoti scabrosi e divertenti sui segreti del successo e su una scalata al potere tutta italiana, ma con un che di hollywoodiano. Denis Verdini è nato 62 anni fa a Fivizzano, ma già all’età di un anno si trasferisce a Firenze, la sua città d’adozione. Lì muove i primi passi, studia scienze politiche da maestri come Giovanni Spadolini e Giovanni Sartori, si laurea e si specializza come dottore commercialista. Intanto dirige un’azienda di macellazione e distribuzione all’ingrosso di carni. È già ricco, viaggia molto, reinveste i ricavi nell’edilizia e diventa presidente del Credito cooperativo fiorentino. Appassionato di economia e di storia della moneta, politicamente nasce come repubblicano. Stravede per Spadolini anche la moglie, Simonetta Fossombroni, facoltosa donna fiorentina e fervente mazziniana.

Scopre di avere la politica nel sangue e, dopo aver messo in disparte la carriera professionale e imprenditoriale, tenta senza successo di conquistare un seggio in Parlamento da esponente del Pri nel 1994. Non un anno qualsiasi perché, dopo quello per Spadolini, Verdini scopre l’amore per un altro politico. «È quasi impossibile non subire la fascinazione di Berlusconi – affermerà Denis – ma non vorrei che oltre a sostenere che sono massone si dica che sono gay». Dopo l’esperienza al consiglio regionale toscano, nel 2001 viene eletto alla Camera nella lista di Forza Italia. Da allora, 12 anni e 284 giorni di carriera parlamentare, un’amicizia indissolubile con il Cavaliere, case lussuose, società aperte e richiuse con disinvoltura, una rete fittissima di amicizie importanti e diversi procedimenti giudiziari a carico. Ma la conquista più importante è un’altra. Se c’è un personaggio capace di incarnare al meglio nell’immaginario collettivo il potere, spesso occulto, nella politica italiana, quello è Denis Verdini. Nelle chiacchiere da bar, o da blog, la variabile del potere è direttamente proporzionale a quella dell’appartenenza alla massoneria. Un principio matematico che, alla faccia degli appassionati di dietrologia e complottismo, applicato alla figura di Denis non sarebbe altro che un complimento.

«Per me non è un’offesa. La storia della massoneria è articolata, ne hanno fatto parte personaggi formidabili. Il problema è che non è vero. Queste voci nascono dalla mia formazione, laica e non cattolica, che ha le sue radici nel Risorgimento, nei principi liberali, nei miei rapporti con Giovanni Spadolini», dichiarò nel 2008 in un’intervista all’Espresso. Il problema è che alle voci hanno fatto seguito le inchieste P3 e P4. Agli imputati delle indagini sui due comitati d’affari segreti, tra i quali figura Verdini, sono stati contestati reati come la violazione della legge Anselmi sulle società segrete, l’associazione per delinquere, l’abuso d’ufficio, il finanziamento illecito ai partiti e il dossieraggio. Per entrambi i procedimenti giudiziari è arrivato il via libera della Giunta per le autorizzazioni della Camera prima e della Giunta per l’immunità al Senato poi, per l’utilizzo delle intercettazioni che lo riguardano.

E mentre Verdini attende l’assoluzione, unico esito dei precedenti processi, la sua rilevanza politica cresce. Complice il passo indietro di Berlusconi e la contemporanea ascesa del concittadino più famoso d’Italia, l’ex coordinatore del Pdl oggi è sotto i riflettori, e c’è già chi parla di un governo Verdini più che di un governo Renzi. Questo non va bene. Non va bene per chi come Denis per quasi quindici anni si è tenuto alla larga da totoministri e dalle nomine di governo, preferendo uno scranno in Parlamento sistematicamente disertato. Gli ultimi dati di Openparlamento parlano di un Verdini che su 3697 votazioni in Senato ha risposto presente in due occasioni, raggiungendo il punteggio record del 99.95% di assenze. Non va bene il Verdini che tratta la riforma elettorale con Renzi, né il Verdini successore designato della politica berlusconiana. Un personaggio così, da romanzo gotico e letteratura del complotto, quotidianamente intento a ordire oscure trame di palazzo, non vogliamo perderlo. In attesa di un affascinante racconto della tua storia, torna nell’ombra Denis.

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