Anna: “sono malata, ma preferisco la morte ad una vita priva di dignità”

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di Eloisa De Felice

Moglie e madre, come tante, Anna Sapia. È una donna forte. Ma anche piena di dolcezza e intelligenza. In città, tutti la conoscono e la apprezzano perché sempre impegnata su mille fronti. Un giorno, all’improvviso, scopre di aver un tumore. Uno di quelli terribili che non lascia scampo. Localizzato al cervello. Ma lei non si da per vinta. Decide di lottare, con tutto il suo coraggio. Estremamente. Una persona speciale, veramente come poche. Inizia così a combattere due difficilissime battaglie in contemporanea: la sua personale e l’altra di sensibilizzazione nei riguardi dei diritti dei malati.

Anna qual è la cosa più terribile d’esser malati oggi in Italia? Dipendere dagli altri. Per tutto. Soprattutto quando non hai possibilità economiche. Sono stata paralizzata per tre mesi e non potendomi permettere una assistenza domiciliare adeguata, ovvero non potendomi pagare tutto di tasca mia, mi sono ritrovata a dover trascorrere le mie notti, fino al mattino, completamente zuppa della mia stessa urina. Dipendere dagli altri, per tutto, è un qualcosa di terribile che nessuno dovrebbe mai provare. Mai! Personalmente, preferisco la morte ad una vita priva di dignità. Ma, per come funziona il nostro sistema sanitario e la burocrazia, letteralmente infinita per richiedere assistenza, la dignità la perdi…e come se la perdi!

Dove trovi tutto il tuo coraggio? Io non ho paura di morire. Ma poi guardo fuori questi prati e questi fiori. Sento quest’aria profumata e mi dico: troppo brutto dover rinunciare a tutta questa bellezza infinita!

Cosa vorresti dire alle persone malate? Chiedete aiuto! È lecito! Non c’è assolutamente niente di male! Il vero peccato è se non si chiede!

Cosa vorresti dire alle persone che stanno leggendo? Si può essere forti quanto si vuole. Combattere con tutto se stessi le avversità. Ma ricominciare ogni volta una battaglia nella consapevolezza che il risultato non servirà a stare meglio, ma solo a sopravvivere, alla fine, sfianca. E sfinirebbe anche il più combattivo dei leoni. Ci sono situazioni che nessuno è in grado di gestire completamente da solo. E la malattia può portarti via tanto, troppo. Ma nonostante tutto la mente continua a correre, soprattutto quando si pensa al futuro. E ai figli. E proprio nel momento  in cui le paure prendono il sopravvento e ci si sente completamente persi e sconsolati, quale altra soluzione se non quella di affidare le proprie parole e i propri pensieri ad un’altra persona? Quindi, questo è il mio accorato appello: mettetevi in contatto con i malati, non lasciateli soli, aiutateli a combattere la loro battaglia! Anche e ancor di più se non sono vostri parenti. Il coraggio non è infinito! Se non lo fa lo Stato, e ciò pare evidente, prendete l’iniziativa e agite! Da soli o in gruppo. Qualcuno si sentirà meno solo grazie al vostro supporto e al vostro ascolto. Uomini e donne di buona volontà, fate questo regalo!

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