Immigrazione, presentato il Dossier Statistico 2013

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di Elena Angiargiu

Flussi migratori in tempo di crisi, nel contesto internazionale ed europeo, con particolare attenzione allo scenario italiano ed ai contesti regionali, in un’ottica di promozione di politiche migratorie più inclusive e propulsive delle pari opportunità, dell’inserimento lavorativo e del superamento delle discriminazioni. Sono alcuni dei temi del Dossier Statistico Immigrazione 2013 – Dalle discriminazioni ai diritti, presentato il 13 novembre al Teatro Orione di Roma, a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS, per la prima volta in collaborazione con l’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, dopo oltre un ventennio di rapporti targati Caritas-Migrantes.

Oltre al coinvolgimento ministeriale dell’UNAR, rappresentato dal Direttore Generale, Marco De Giorgi, il presidente di IDOS, Franco Pittau, ha voluto sottolineare il rapporto tra immigrazione e crisi, con un trend positivo, seppure più contenuto nel 2012. In calo i permessi di soggiorno (- 180.000 scaduti e non rinnovati), in aumento il tasso di disoccupazione (14,1% immigrati vs 10,3% italiani), più della metà monoreddito. Gli immigrati sono una “risorsa” da valorizzare, ha concluso Pittau, investendo sull’integrazione, sui giovani e sui bambini stranieri, il 14,9% di tutte le nascite nel 2012, tenendo presente che il fenomeno migratorio è una “realtà governabile, che può fare bene all’Italia”.

I numeri dell’immigrazione – A precedere l’intervento dei relatori la proiezione di un video realizzato da Giuseppe Rogolino di Rai Strategie tecnologie che, partendo dalla recente tragedia di Lampedusa, ha passato in rassegna i dati più significativi del Dossier, dal numero complessivo di migranti nel mondo (232 milioni) alle cifre riguardanti l’Europa e l’Italia. Il nostro Paese conta oltre 5 milioni di cittadini stranieri regolarmente presenti e 4,3 milioni di stranieri residenti, pari al 7,4% della popolazione, soprattutto al Nord (61,8%). Prevale la componente europea (50,4%), seguita da quella africana (22,2%), mentre la Romania con un milione di presenze è in testa alle collettività più numerose, seguita da Marocco e Albania. Gli occupati stranieri toccano quota 2,3 milioni e sono impiegati soprattutto nei servizi (62,1%); in aumento le imprese straniere (7,8% del totale). In crescita i casi di razzismo quotidiano e nel mondo dello sport.

Discriminazioni e stereotipi – Ermenegilda Siniscalchi, capo Dipartimento Pari Opportunità, ha posto l’accento sulla necessità di riconoscere pari diritti ai nuovi cittadini da parte delle istituzioni, ricordando il quadro allarmante di denunce prese in carico dall’UNAR, in particolare i 659 casi di discriminazione su base etnico-razziale e i 129 veicolati dai mass media, soprattutto dai social network. “Sta a noi informare, sensibilizzare per rimuovere gli ostacoli che impediscono il cambiamento culturale”, anche in un’ottica di genere, ha detto la Siniscalchi. A raccontare un caso di discriminazione nell’ambito della casa è stata la giornalista capoverdiana Maria Dulce Araújo Évora di Radio Vaticana, che ha testimoniato le difficoltà incontrate nel prendere in affitto un appartamento perché straniera.

Prospettive politiche – Il Vice Ministro Maria Cecilia Guerra ha incentrato il suo intervento sul rapporto tra lavoro, economia e pari opportunità, sottolineando l’importanza di investire sul percorso scolastico e sulle politiche di inclusione sociale e ricordando i benefici dell’immigrazione per le casse statali, come emerge dai dati del 2011 riconducibili agli immigrati: 13,3 miliardi di euro di introiti contro 11,9 miliardi di uscite, con una differenza in positivo per il sistema paese di 1,4 miliardi.

Se ancora numerose sono le resistenze della popolazione autoctona, altrettanto frequenti sono le discriminazioni riconducibili all’azione delle istituzioni pubbliche, che il giudice può accertare ripristinando la parità, come ha ricordato Pittau, mentre il ministro per l’Integrazione, Cécile Kyenge, ha evidenziato l’importante passo avanti della legge europea (n. 97/2013) che consente l’accesso al pubblico impiego ai lungo soggiornanti, senza restrizioni per l’accesso alle prestazioni assistenziali.

Elementi che segnalano ambiti di intervento sui quali fondare una “governance della politica immigratoria”, supportata da studi seri senza inseguire l’emergenza, ha ribadito la Kyenge. In quest’ottica è l’importante far conoscere il fenomeno dell’immigrazione, sganciato dall’emotività, spesso fuorviante, attraverso il linguaggio e la comunicazione, il riconoscimento della cittadinanza e le risorse per l’integrazione, incoraggiando un adeguamento delle norme secondo una visione progettuale più ampia e di lungo respiro.

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