Scontri per la casa, un altro racconto sbagliato dai grandi media

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di Pierfrancesco Demilito

Gli scontri dello scorso giovedì a via del Tritone, in occasione della manifestazione del movimento per la casa, hanno fatto tornare d’attualità il tema della violenza e, purtroppo, non quello del dramma degli sfratti in Italia. Nel racconto dei grandi media nazionali le immagini del tentativo dei manifestanti di entrare nella cosiddetta area rossa sono stati commentati con le stesse parole che verrebbero usate per descrivere un black-block che spacca una vetrina. Ancora una volta abbiamo sentito parlare di infiltrati, di manifestanti buoni e cattivi.  “Chi ha bisogno della casa non ha attaccato la polizia”, questa è la teoria che abbiamo sentito sostenere da più opinionisti su più televisioni.

Ma che piaccia o meno, è venuto il momento di raccontare le cose come stanno. A forzare quel blocco sono stati disperati sotto sfratto, non infiltrati e violenti di professione. E, soprattutto, c’è una grande differenza tra chi incendia una macchina e chi, nel tentativo di raggiungere il palazzo in cui si sta tenendo la Conferenza unificata sul tema degli sfratti per manifestare democraticamente la sua preoccupazione, tenta di forzare un blocco di polizia che gli impedisce di raggiungere quella sede. Quel tentativo non è mero teppismo ma un atto politico, magari esasperato, forse non immediatamente comprensibile, ma di certo non privo di significato. Negare questo vuol dire negare il dramma che il Paese sta vivendo.

Secondo i dati raccolti dal Ministero dell’Interno, nel 2012 le richieste di sfratto pervenute agli Ufficiali Giudiziari di tutta Italia sono state 120.903, il 6,2% in più del 2011, e l’88,9% di queste richieste è dovuto alla morosità. La regione che detiene il triste primato del maggior numero di richieste di sfratto è la Lombardia (35.311), seguita – ma a distanza – dalla Toscana (13.876), l’Emilia Romagna (13.217), il Veneto (12.271), il Lazio (7.791) e la Campania (7.449). E questi dati, già preoccupanti, non soddisfano Massimo Petterlin del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl, che in un’intervista all’Espresso ha definito incompleti i dati diffusi dal Viminale:  «Per città come Roma e Milano – ha affermato – si tende a minimizzare il problema: nel 2013 avremo oltre 250.000 famiglie interessate con un aumento di sfratti del 10 per cento».

E certo non possiamo definire serena la situazione dell’occupazione in Italia. I dati provvisori forniti dall’Istat parlano di un nuovo record del tasso di disoccupazione, con i dati peggiori dal 1977 ad oggi. Secondo l’Istituto, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a settembre è salito al 40,4%, il 4,4% in più rispetto al settembre 2012. Ma ancor più grave è il dato del tasso di occupazione giovanile, che è sceso al 16,1%, il 2,1% in meno dell’anno scorso. E ciò significa che al momento nel nostro Paese lavorano meno di due giovani su dieci. Se non è un dramma questo!

Mentre sullo schermo scorrevano le immagini degli scontri di via del Tritone avremmo voluto sentire parlare di questi numeri tristi e sconfortanti. E, invece, quando a politici, direttori di quotidiani, opinionisti è stato chiesto cosa avrebbe potuto evitare quegli incidenti abbiamo sentito parlare di arresti preventivi, di inasprimenti dei controlli di polizia, di perquisizioni nei centri sociali e nelle case occupate dal Movimento. La risposta anziché dalla polizia dovrebbe arrivare dalla politica. Servono provvedimenti urgenti per fare fronte al dramma della casa e a quello del lavoro. Provvedimenti urgenti che fronteggino la rabbia sempre più diffusa nel nostro Paese. Una rabbia che non possiamo più permetterci di ignorare e di derubricare a vandalismo di professionisti degli scontri.

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