Tanto rumore per nulla, Roma sopravvive al corteo e a Porta Pia nasce l’acampada

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di Pierfrancesco Demilito

La manifestazione dello scorso sabato degli “antagonisti”, come sommariamente e semplicisticamente sono stati descritti i settantamila manifestanti accorsi a Roma da tutta Italia, è passata senza sciagure o violenti incidenti.

Nella scorsa settimana il prefetto Pecoraro e il questore Della Rocca, che nei giorni precedenti avevano gestito in maniera molto discutibile la vicenda Priebke, si sono spesi animatamente a presagire incontrollabili violenze. Si era persino paventata l’ipotesi di isolare tutte le celle della rete cellulare lungo il percorso del corteo, per evitare le comunicazioni tra i manifestanti. Un atteggiamento che ha portato a un inevitabile innalzamento della tensione in entrambi i fronti. I manifestanti sono scesi in piazza temendo che l’ingente sistema di sicurezza schierato inasprisse il clima e potesse portare, da un momento all’altro, a dure cariche a fronte delle provocazioni di qualche cane sciolto. Le forze dell’ordine, dal canto loro, temevano di divenire improvvisamente vittime di una violenza indiscriminata.

Arrivando in piazza San Giovanni sabato pomeriggio, questo clima di tensione si respira nell’aria, ma nonostante tutto si ha subito l’impressione che il corteo sia molto diverso da quello del 15 ottobre 2011, terminato con violenti scontri. Immediatamente si comprende che gli allarmi lanciati nei giorni precedenti, addirittura dall’intelligence italiana, erano decisamente sovrastimati. Questa volta gli organizzatori si sono dotati di un servizio d’ordine, il corteo è lungo, deciso, certamente anche arrabbiato, ma altrettanto determinato a non accettare provocazioni e a contenere gli animi più accesi delle varie realtà presenti.

E le provocazioni non sono mancate. Ad esempio nei pressi della basilica di Santa Maria  Maggiore, a due passi dalla sede del gruppo di estrema destra Casapound. E ancora resta difficile da capire come sia stato possibile che, in un’area ad alto rischio presidiata da quattromila uomini delle forze ordine, dopo una settimana di allarmi e preoccupazioni, un centinaio di militanti di estrema destra armati di caschi, bastoni e bottiglie siano riusciti ad avvicinarsi così tanto a quel corteo. Una sorta di bomba pronta ad esplodere, dopo solo un’ora dall’inizio della manifestazione, che il servizio d’ordine del corteo è riuscito a disinnescare.

Il serpentone formato dai centri sociali, dai movimenti per la casa, dai migranti, dagli studenti, dai no Tav, dai No Muos e da tante altre realtà scorre compatto e unito fino a via XX settembre. Al ministero dell’Economia una cinquantina di manifestanti attacca il presidio della Guardia di Finanza posto a difesa dell’ingresso del palazzo. I tempi del questore Tagliente sono lontani e ormai abbiamo imparato che il suo successore, Della Rocca, preferisce lasciare i reparti antisommossa, sebbene in numeri davvero ridotti, a stretto contatto con i manifestanti. Si vive qualche minuto di tensione, meno di dieci in realtà, e poi il corteo riprende la marcia verso Castro Pretorio. In questa circostanza i complimenti vanno anche alle forze dell’ordine che con una carica contenuta sono riusciti a ridurre gli incidenti senza attaccare e spezzare il resto del corteo.

Qualche altro attimo di tensione si vive nelle vicinanze della sede delle Ferrovie dello Stato, dove vengono esplose delle bombe carta, ma il corteo ormai procede spedito verso Porta Pia dove, ai piedi del monumento dedicato al Bersagliere, inizierà l’acampada. Dinnanzi al ministero delle Infrastrutture si montano le tende, inizia la notte bianca della protesta. Resteranno lì fino a martedì, quando una delegazione incontrerà il ministro Lupi.

Finisce così quello che doveva essere un sabato di paura per l’intera Capitale e quelli che fino a due giorni prima venivano descritti come dei pericolosi sfasciavetrine vengono riabilitati, in una vorticosa girandola di umori, al punto da ricevere la disponibilità ad  incontrare il ministro. Viene da chiedersi se un po’ di allarmismo in meno nei giorni precedenti al corteo avrebbe contribuito a mantenere gli animi un po’ più distesi, quelli dei manifestanti ma anche quelli delle forze dell’ordine.

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