Indagò Vendola. Digeronimo costretta al trasferimento. Vulpio: Nichi l’intoccabile, “protetto da note cricche”

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Giovedì scorso il pm Desiree Digeronimo ha annunciato, con un messaggio pubblicato sul suo account facebook, il proprio trasferimento dalla Procura di Bari alla Procura di Roma.  Un trasferimento richiesto dalla stessa Digeronimo con due motivazioni di fondo:  l’ “indisponibilità a proseguire una collaborazione con alcuni colleghi in servizio” presso la Procura di Bari e la circostanza di essersi  “imbattuta in un’indagine che avevo il dovere, in ossequio al servizio che svolgevo per i cittadini di Bari, di approfondire e concludere; doveri che mi imponevano di non voltare la testa, di non tenere le carte nei cassetti”.

Proviamo a spiegare meglio, per chi non ha seguito le vicende pugliesi  riguardanti la dott.ssa Digeronimo, queste dichiarazioni. Desiree Digeronimo, magistrato antimafia in forza fino a qualche giorno fa alla Procura di Bari, è stata anche grande accusatore del governatore della Puglia Vendola nel processo che l’ha visto recentemente assolto dall’accusa di abuso d’ufficio, nell’ambio di un procedimento che mirava ad approfondire se il leader di Sel avesse favorito o meno la nomina di un primario in un ospedale barese.

Sia alcune inchieste giornalistiche, sia la stessa Degironimo hanno sollevato dubbi sull’imparzialità del giudizio, data la presunta vicinanza del giudice che lo ha assolto allo stesso Vendola e in particolare ad alcuni membri della sua famiglia.  

Vogliamo, però, per meglio comprendere la vicenda, ospitare la lettera aperta a Desiree Digeronimo, pubblicata il 27 luglio scorso, a firma del giornalista Carlo Vulpio. Vulpio  tenta di dipanare la matassa di questa torbida storia, in un articolata riflessione sulle supposte e ambigue vicinanze di Vendola con certa magistratura, sulle sue responsabilità nella gestione della “disastrata sanità pugliese”, sullo stupro al territorio attuato in questi anni con “foreste di torri eoliche e con “distese di pannelli fotovoltaici”. Lasciamo a Vulpio il compito di mettere insieme i pezzi di un puzzle che forse restituirà un’immagine del “poeta” Niki Vendola non proprio candida.

Ciò detto, approfondiremo puntualmente nelle prossime settimane tutti gli spunti lanciati da Vulpio. Al momento possiamo solo ricordare che una delle tante ambiguità non sciolte dal Presidente Vendola è proprio la mancata costituzione quale parte civile della Regione Puglia nel processo contro la mafia murgiana, di cui abbiamo ampiamente parlato nelle scorse settimane. E guarda caso pm di quel processo è proprio la dott.ssa Desiree Degironimo. Nessun accusa di connivenza da parte nostra, ma resta certamente un evidente, inquietante e assordante silenzio che fa male alle Istituzioni. Buona lettura (Vincenzo Arena)

Gentile dottoressa Desirée Digeronimo,

io e lei non ci conosciamo, e non ci siamo mai parlati, nemmeno per telefono. Però ci conosciamo benissimo lo stesso, perché entrambi ci siamo imbattuti – per ragioni professionali, lei da pubblico ministero di Bari, io da giornalista del Corriere della Sera – in un tizio a nome Nicola Vendola, nei confronti del quale, come abbiamo potuto capire benissimo in questi anni, è vietato muovere critiche giornalistiche o svolgere indagini giudiziarie, poiché il predetto tizio è ben protetto da note cricche giudiziarie, giornalistiche, economiche e politiche, che intrattengono un rapporto incestuoso le une con le altre, anche perché spesso le medesime persone appartengono a tutte queste cricche contemporaneamente.
Questo blog è ricco di mie inchieste sulla disastrata sanità pugliese (fin dal 2005), sullediscariche progettate e realizzate con il gruppo della signora Marcegaglia (fin dal 2006), sull’Ilva (fin dal 2008) e sulle foreste di torri eoliche e le distese di pannelli fotovoltaiciche hanno stuprato l’ambiente e il paesaggio della Puglia e sono stati installati soltanto per mungere soldi pubblici, senza che la produzione di energia “pulita” da un lato e la diminuzione dell’utilizzo di carburanti fossili dall’altro variassero di un pollice.
Queste inchieste, sui giornali e financo in Rai (servizio pubblico) sono state stoppate. Come sono state frenate, stravolte e sciancate le inchieste condotte da lei (e dal suo collega pm Bretone) ogni volta che esse portavano al tizio che da dieci anni sgoverna la Puglia e che tuttavia veniva spacciato come il “fresco”, il “pulito”, il “nuovo”, e addirittura l’oppositore di se stesso (un altro passettino e saremmo arrivati a Terenzio e al suoHeautontimorumenos, il Punitore di se stesso). E questro grazie anche alla complicità, di volta in volta, dei vari Santoro, Fazio, Floris, Annunziata, oltre allo stesso Grillo e ai suoi amici/finti nemici Dipietro, Demagistris, Ingroia (mamma mia quanti magistrati!) che si sono eretti secondo il momento e la convenienza reciproca ad alleati/protettori del tizio in questione. Il quale, di per sé, è soltanto un modesto e vacuo retore, un finto colto, un poetastro che vorrebbe far credere d’essere un poeta, un politico vecchio, anzi vecchissimo, e tuttavia furbo, capace di “chiagnere e fottere” alla grande, al punto – per esempio – da avere la faccia tosta, ma così tosta (oltre che verdastra, di livorosa bile da indigestione di potere, si potrebbe presumere) da cavalcare la tragedia dell’Ilva che proprio lui, con la sua legge truffa sulle emissioni di diossina ha contribuito a tenere occultata e quindi a perpetrare.
La specialità di questo tizio è capovolgere i ruoli (specialmente il suo) in commedia. La stessa cosa che fece con lei, gentile Digeronimo, nel 2009, quando con una minacciosa lettera (che, scritta da chiunque altro gli avrebbe procurato come minimo l’accusa di aver lanciato un messaggio mafioso) la dipinse come un magistrato inadeguato e prevenuto, senza che il sinedrio del Csm muovesse un dito, solo perché lei stava indagando sullaconnection rifiuti-sanità in Puglia e quindi anche sul tizio che govenava sia la Sanità sia la Regione.
Io, allora, senza conoscerla, la difesi con un intervento pubblico in piazza Navona, aRoma. E mi attirai le ire e il disappunto, per usare un eufemismo, di chi era quel giorno con me a commemorare Paolo Borsellino. Costoro – cito i più noti: Demagistris, Dipietro, la Alfano e qualche altro professionista dell’antimafia in tour – volevano da me liturgia, retorica, lacrima sul viso, fiaccolata, recita, non che difendessi lei (e la dottoressaForleo) entrando nel merito delle questioni e quindi sbugiardando Vendola, il Csm, il doppiopesismo della sinistra. Persino il buon Salvatore Borsellino quel giorno “si raccomandò” con me affinché non “rovinassi” l’evento. Gli risposi che lo rispettavo per il nome che portava e per la battaglia che aveva intrapreso, ma gli dissi anche che avrei detto ciò che avevo da dire (come poi feci, lo trovate in video). E aggiunsi: caro Salvatore, se tu per il primo non ammetti anche solo l’ipotesi che il tritolo a tuo fratello Paolo e aGiovanni Falcone, e alle rispettive scorte, potrebbero averlo messo, o fatto mettere, o lasciato mettere proprio coloro (o “anche” coloro) che poi li avrebbero celebrati e “santificati” – dando luogo così a un duplice delitto perfetto – be’, se non contempli anche questa ipotesi, allora non si andrà da nessuna parte. E i pifferai come Vendola – che lei, gentile Digeronimo, in questo scritto Lettera aperta ai cittadini baresi accusa apertamente di essere un mentitore – avranno campo libero. Ciò che è avvenuto dopo, purtroppo, mi ha dato ragione. L’ultima inchiesta di un giornalista bravo e onesto, Giacomo Amadori di Panorama (Intrigo pugliese), dimostra in maniera evidente e inquietante come stanno e come vanno le cose. Un racconto che fa rabbrividire e sul quale dovrebbero essere aperte dieci inchieste, altro che liquidare tutto con il ricorso alla savianesca “macchina del fango”, evocata tutte le volte che i presunti “buoni” vengono smascherati e disvelati come i peggiori “cattivi”!
Tutto ciò premesso, come direste voi magistrati, gentile Digeronimo, ciò che qui più mi preme dirle è un’altra cosa. Dalla sua lettera aperta si evince chiramente che lei è, sarebbe, potrebbe essere pronta a far politica, a candidarsi, a Bari o in Puglia, o in Parlamento. Ebbene, mi permetta di darle un consiglio. Non lo faccia. Non commetta questo errore. Non segni questo autogol. Non regali a nemici e detrattori, oltre che al modesto tizio travestito da governatore regionale e leader politico nazionale del 3 per cento, l’argomento che essi attendono più di ogni altro, e cioè che il pm Digeronimo ha fatto ciò che ha fatto per preparare il terreno alla propria candidatura. Non si aggiunga, mi permetta, agli altri suoi colleghi incestuosi tra un potere e l’altro. Non diventi l’ennesimoDipietro, Emiliano, Nicastro, Nitto Palma, Dambruoso, Carofiglio, Demagistris, Ingroia, tanto per citarne solo alcuni. Stia lì. Continui a fare il magistrato. Soltanto così, con la sua presenza e il suo lavoro, potrà ricordare ogni giorno a tutti – destra (dove sonoFitto, Quagliariello, Poli Bortone e i pidiellini?), sinistra, centro, e persino ai burattini casaleggiani, oltre che alla screditatissima categoria di cui lei fa parte – che coloro i quali si sono accaniti contro di lei hanno torto marcio, sono loro stessi marci.
Vedrà, il tizio e i suoi compari torneranno al Nulla dal quale sono venuti. Il momento presente è soltanto il momento della confusione e dell’incertezza, aggravato da quella che chiamano (barando) “crisi economica”, ma tra non molto tempo le cose andranno meglio perché tutti ci faremo imbrogliare meno e, soprattutto, perché tutti ragioneremo un po’ meglio. E per farlo, invece che concludere con il Ciarlatano (a proposito, e solo per amore di trasparenza, perché nessuno gli chiede di rendere noti il suo stato patrimoniale e i suoi conti correnti italiani ed eventualmente esteri?), mi piace chiudere con un invito apparentemente inconferente, in realtà tutt’altro che un fuori tema, che rivolgo a lei, gentile Digeronimo, e a tutti i lettori del blog: firmiamo per i dodici referendum proposti daiRadicali Dodici referendum per la democrazia e per la libertà. Facciamolo, perché dentro questi referendum c’è molto, moltissimo, delle cose che abbiamo detto fin qui. E ora scusate, ma devo andare. Domani è il mio compleanno e mi devo fare gli auguri

Carlo Vulpio, 27 luglio 2013 (carlovulpio.wordpress.com)

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