Crocetta lancia la sfida a Renzi e anche al Pd

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di Fabio Grandinetti

«Sfidare Renzi? Vediamo…». A dirlo è Rosario Crocetta subito dopo la riunione del Pd siciliano a Palermo. Il governatore sta meditando di candidarsi per il dopo Epifani alla segreteria nazionale del Pd e di sfidare Matteo Renzi alle prossime primarie. Lo scenario è pressappoco questo: un leader politico locale che ipotizza di lanciare la sfida ad un sindaco che deve ancora sciogliere le riserve sulla propria candidatura. Uno scenario precario, che potrebbe essere smentito in un batter d’occhio, ma di questi tempi, e con le primarie sempre più vicine, tocca accontentarsi.

Crocetta e Renzi, due figure che più diverse non si può, ma che in realtà si somigliano più di quanto non sembri. Il governatore è arrivato in ritardo alla riunione della direzione regionale di qualche giorno fa, esibendo sul petto una grossa spilla del Megafono, il movimento indipendente cui fa capo. «Io ho salvato il Pd in Sicilia – ha affermato Crocetta nel corso del suo intervento – perché sarebbe stato travolto dagli scandali, e invece continuo a subire attacchi […] Io sono abituato ad un partito, il Pci, che in casi come questi mandava Pio La Torre a fare la battaglia». Sul rapporto tra il partito ed il movimento ha poi aggiunto: «Non ho alcuna intenzione di lasciare il Pd e favorire il processo di degenerazione grave che è in atto. Il Megafono non è un partito, non ha circoli, non ha uno statuto, è un’idea». Infine Crocetta ha inferto il colpo definitivo: «Perché il mio partito non mi sostiene? Dopo la condanna a morte da parte di Cosa nostra quando ero sindaco a Gela, oggi mi ritrovo nelle barricate a lottare contro il malaffare e gli scandali alla Regione, sto rischiando la pelle. Ma la politica se ne rende conto o c’è un impazzimento totale? […] Questo atteggiamento devono spiegarlo, invece di ricevere sostegno e solidarietà, che non devo certo sollecitare io, provano a delegittimarmi continuamente».

La situazione pertanto è questa: un partito, nel bene e nel male l’unico grande partito esistente in Italia, afflitto da lotte intestine e da uno stato confusionale cronico su strategie, procedure e scelte di campo, si appresta ad affrontare un’importante fase congressuale nel buio più pesto, procedendo a tentoni. Il processo di selezione della classe dirigente è quanto mai precario e tra dubbi e incertezze sembra oramai segnata la strada che porta alle primarie aperte per la scelta del segretario. Uno strumento discutibile, dato che non si spiega perché quello stesso unico grande partito italiano debba eleggere il proprio segretario rivolgendosi ad elettori che potrebbero appartenere a tutt’altro colore politico. Ma i sondaggi sono più che mai impietosi e una nuova ventata di partecipazione non può che far bene. Ed allora Renzi e Crocetta, eletti rispettivamente sindaco di Firenze ed europarlamentare nelle liste democratiche, potrebbero essere i conquistadores del Pd perduto, accomunati dalla disinvoltura con cui sparano a zero contro il proprio partito e i dirigenti nazionali e regionali del proprio partito.

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