Le “3 leggi”: proposte di iniziativa popolare su tortura, carceri e droga

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di Valentina Verdini

Mentre il 26 giugno tutto il mondo si apprestava a celebrare la giornata mondiale contro la tortura e le droghe, piazza Farnese in Roma ospitava l’evento a sostegno delle “3 leggi” su tortura, carceri e droghe. L’iniziativa, sostenuta anche da Radicali Italiani, ha visto la partecipazione di Ilaria Cucchi (sorella di Stefano Cucchi), Peppe De Cristofaro (senatore Sel), Paolo Ferrero (segretario nazionale Prc), Antonio Marchesi (presidente Amnesty International Italia), Patrizio Gonnella (presidente Antigone), Salvatore Chiaramonte (segretario nazionale della funzione pubblica- Cgil).

Non solo Roma, ma altre cento piazze italiane hanno accolto i banchetti per la raccolta firme finalizzata all’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano, per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri e per la depenalizzazione del consumo e riduzione dell’impatto penale delle droghe.

Situazione carceri e legge contro droga- A fine 2012 il IX Rapporto presentato dall’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane fotografava una situazione drammatica: un tasso di sovraffollamento del 142, 5 %  attribuiva all’Italia il triste primato di Paese dell’Unione con le carceri più affollate (vedere anche l’articolo pubblicato su Mediapolitika dedicato al Rapporto https://www.mediapolitika.com/?p=6205). Ad inizio anno, l’Italia veniva nuovamente condannata dalla Corte europea dei diritti umani  per il trattamento disumano riservato ai detenuti nelle carceri italiane. 66 mila detenuti per circa 45 mila posti, un <<sovraffollamento strutturale>>, così lo definiva la sentenza europea, al quale il nostro paese doveva assolutamente porre rimedio entro un anno. Il piano dell’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano che prevedeva la costruzione di nuovi penitenziari e il decreto <<svuota carceri>>  del recente ex-ministro Annamaria Cancellieri, non hanno fornito una soluzione al problema.

L’appello lanciato dai promotori delle “3 leggi” in tema di carceri è in stretto legame con la legge sulle droghe, in quanto dati alla mano evidenziano come lo scorso anno siano entrate in prigione per violazione della normativa antidroga 28.000 persone (fra consumatori e piccoli spacciatori), mentre oltre 15.000 siano i tossicodipendenti.

Basterebbe cancellare le norme cosiddette <<affolla carceri>> in materia di droghe al fine di evitare l’arresto agli accusati di detenzione di sostanze stupefacenti per fatti di “lieve entità” e indirizzare i tossicodipendenti verso strutture e programmi alternativi. In tal modo si troverebbe una sistemazione a metà dei detenuti trattenuti nelle carceri nazionali. Inoltre, la proposta di legge di iniziativa popolare chiede l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o sottoposte a misure restrittive della libertà personale da un’autorità pubblica, la  revisione dei criteri di scelta delle misure cautelari e riduzione della custodia cautelare in carcere (basti pensare che  26.804 detenuti, il 40,1%, non sconta una condanna definitiva ma è in carcere in custodia cautelare).

Introduzione del reato di tortura- Era il 10 dicembre 1984 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di cui l’Italia faceva parte, adottava la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, successivamente entrata in vigore il 26 giugno 1987. Nonostante la legge 3 novembre 1988, n. 498 rendesse esecutiva la Convenzione, a distanza di trent’anni, il reato di tortura non è stato ancora incluso nel Codice Penale italiano. La grave lacuna del nostro sistema legislativo non è passata inosservata al Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite che nel 2010 ne raccomandava la ratifica. Eppure, nonostante i richiami della comunità internazionale, l’Italia continua a mostrare indifferenza, facendo sì che ancora una volta sia una proposta di legge su iniziativa popolare a colmare una grave inadempienza dello Stato.

La mancata previsione del reato di tortura ha segnato l’esito di molti procedimenti giudiziari: la vicenda della scuole Diaz e della caserma di Bolzaneto durante i fatti del G8, l’omicidio di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi. E a poche settimane dalla sentenza della Corte d’Assise di Roma con la quale venivano condannati per omicidio colposo sei medici e assolti agenti ed infermieri per la morte di Stefano Cucchi nel Reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini, è la sorella Ilaria, tra le promotrici delle “3 leggi”, a parlare in Piazza Farnese della necessità dell’introduzione del reato di tortura: << Mi auguro che oggi con questa giornata e con tutta la campagna che è stata fatta, tante persone si rendano conto che questi problemi riguardanti il rispetto dei diritti umani sono delle vere e proprie emergenze. È vero, sentiamo parlare di tante emergenze nel nostro paese, ma credo che questa sia una di quelle che non possa più aspettare. Tante volte si è avuto modo di discutere dell’introduzione del reato di tortura ma ogni volta questa legge si è arenata. Io mi chiedo: perché si ha così tanta paura di introdurre la legge sul reato di tortura? Chi ha paura di questo? Nessun cittadino onesto ha paura, forse sono gli stessi torturatori ad averne. Mi auguro che chi ci governa maturi la consapevolezza che questa legge non possa più aspettare perché nel frattempo la gente continua a morire>>.

Per maggiori informazioni sulla campagna consultare il sito http://www.3leggi.it/

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